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direttore Paolo Pagliaro

LETTA: IL MIO RAPPORTO
PER UNA NUOVA EUROPA

LETTA: IL MIO RAPPORTO <br> PER UNA NUOVA EUROPA

“L’urgenza di questo rapporto nasce dal fatto che tutti i dati dimostrano che cinesi e indiani da una parte e americani dall’altra stanno andando più forte di noi europei, soprattutto innovando di più”. Così, in una intervista al Corriere della Sera, l’ex premier Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors, che ieri ha presentato ai leader Ue il suo rapporto sul futuro del Mercato unico, che gli è stato affidato nel giugno scorso dal Consiglio europeo. “Il mercato unico è la nostra vita di ogni giorno: da lui dipende la possibilità di studiare in un Paese europeo, la facilità di vendere i propri prodotti o la possibilità di trovare un lavoro in un altro Paese Ue, dipendono gli standard di sicurezza – spiega -. E’ la forza della nostra economia, quindi renderlo meglio funzionante dà più opportunità ai singoli cittadini. Se è troppo frammentato tra i singoli Paesi, non siamo in grado di competere con cinesi e americani”. Come deve cambiare? “Il mercato unico è rimasto indietro e il mio rapporto preconizza la possibilità di recuperare l’integrazione in tre macro settori in cui il sistema è frammentato in mercati nazionali, ovvero le telecomunicazioni, l’energia e i mercati finanziari, e immette nuove idee. In particolare propone la quinta libertà, cioè la libertà della conoscenza, dei dati e della ricerca. L’Europa è drammaticamente indietro su innovazione e ricerca”. In che modo il completamento dell’Unione del mercato dei capitali può aiutare l’Ue a finanziare le nuove priorità? “La frammentazione del mercato finanziario europeo lo rende poco attrattivo: si calcola in 300 miliardi di euro l’anno la cifra di risparmi di noi europei che se ne va negli Stati Uniti invece di finanziare l’economia europea e la transizione verde e la difesa. C’è bisogno di mettere insieme il finanziamento privato, rendendo il finanziamento di queste iniziative appetibile per i capitali privati, e finanziamenti pubblici come è stato per Next generation Eu. Ma in questa fase ci sono i Paesi nordici, come la Germania e non solo, che sono profondamente contrari a mettere soldi nuovi. Quindi bisogna sbloccare questa situazione attraverso una serie di strumenti innovativi, come degli strumenti di risparmio che consentano al cittadino di avere buoni tassi di interesse e di non rischiare e allo stesso tempo far sì che questi soldi alimentino il finanziamento della transizione e non si perdano invece dentro i conti correnti bancari o finiscano negli Stati Uniti”.  E per l’energia? «Continuiamo ad avere mercati nazionali e scarse interconnessioni e il risultato sono i costi alti. Il problema è che continuano a esistere le frontiere dentro l’Europa e ci limitano”. Quale futuro per le Pmi? «Non dobbiamo andare verso il gigantismo americano. Abbiamo bisogno di grandi imprese che crescano ma abbiamo anche bisogno di coccolarci le piccole che sono il cuore del nostro sistema. Propongo il ‘ventottesimo regime’ giuridico e di diritto societario che è un passepartout che consente a una piccola impresa di muoversi in tutti i Paesi Ue invece di cambiare 27 volte sistema”. (19 apr - red)

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