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Net Zero al 2050 e chi inquina paga, ecco Pdl quadro sul clima di Avs

Roma, 4 apr - “Nell'era del cambiamento climatico, dotarsi di una legge quadro sul clima oggi è più che mai indispensabile: una legge quadro sul clima che vada ad allineare le politiche ambientali in atto, quindi che va con una governance chiara e strutturata a interconnettere le varie politiche a livello industriale, a livello economico ma anche a livello sociale, per permettere. di traghettare il sistema Italia nel nostro paese verso la transizione ecologica”. Così la senatrice di Alleanza Verdi Sinistra, Aurora Floridia, prima firmataria di una proposta di legge quadro per il clima, di cui l’Italia è uno dei pochi paesi europei oggi a non essere provvista. “Oggi più che mai è fondamentale anche attivare una transizione che io chiamo culturale, perché fino ad adesso si è sempre agito in emergenza: abbiamo invece bisogno nel nostro paese di introdurre il termine prevenzione e gestione, e mettere in sicurezza il nostro paese per le generazioni presenti e anche quelle future”. Tra le novità contenute nella proposta di legge quadro, spiega Floridia, c’è anche quella “di una fiscalità ambientale che possa essere un incentivo sia per le aziende che vengono poi sostenute nel loro percorso di transizione, sia per i cittadini: fiscalità ambientale significa per esempio tassare chi inquina e premiare chi non inquina”. La legge quadro, finalizzata alla predisposizioni di politiche e programmi volti alla prevenzione, all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, fissa l’obiettivo vincolante del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, istituisce un organo consultivo nazionale sul clima, composto da 5 membri qualificati, con funzioni di monitoraggio e proposta di un programma nazionale di tutela per il clima, istituisce un consiglio nazionale dei cittadini e, come detto, prevede una delega al governo per la revisione del sistema fiscale finalizzata all’azzeramento delle emissioni. Secondo il professor Riccardo Valentini, membro del Comitato strategico CMCC dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, “si pensa sempre che la questione climatica sia marginale rispetto ad altri problemi, quando qui la questione è quella sopravvivenza della nostra specie. Nel 1988 nasce l’Ipcc e molte delle cose che stanno accadendo erano già stati previste, i cambiamenti climatici noi li avevamo visti arrivare. Oggi il problema non è il negazionismo, è l’indifferenza e la banalizzazione del problema” e proprio per una razionalizzazione degli interventi è urgente e necessaria: “sappiamo che tutto quello che stiamo vivendo sarà ancora peggiore e che la finestra di tempo che abbiamo per agire è sempre più piccola”. Serena Giacomin, presidente dell’Italia Climate Network, la chiama “climate delay” la tendenza a non negare apertamente i cambiamenti climatici ma a rinviare gli interventi: ne è una prova il Piano nazionale di adattamento “approvato a 10 anni dalla relativa Strategia”, che però va abbinato al Pniec: “per questo serve una legge per un coerente quadro normativo".

(Sis)

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