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Cittadinanze brasiliane, il 'caso' nel Bellunese

Cittadinanze brasiliane, il  'caso' nel Bellunese

La questione è "grossa", “decine di Comuni sono sommersi di pratiche”. Non usa giri di parole su Facebook il sindaco di Val di Zoldo, in provincia di Belluno, Camillo De Pellegrin. Il suo Comune – come anche i Comuni di Lamon, Arsié, Tambre e Seren del Grappa -  si sono trovati a gestire una situazione particolare di cui in questi giorni tanto si è discusso. I Municipi  sono stati infatti sommersi dalle pratiche di iscrizione dei nuovi cittadini italo-brasiliani che vantano trisavoli italiani. Le richieste di cittadinanza degli oriundi hanno mandato letteralmente in tilt gli uffici: “Sono 551 gli atti di stato civile provenienti dall'estero che aspettano di essere trascritti. Le richieste più risalenti sono del 2018-2019. Un arretrato che cresce esponenzialmente  da quando la cittadinanza iure sanguinis” “può essere riconosciuta anche per via giudiziale anziché per via amministrativa, tramite il Consolato italiano di residenza all'estero, come accadrebbe di norma” ha scritto nei giorni scorsi su Facebook De Pellegrin. Secondo il sindaco in questo modo “sui Comuni viene scaricata la trascrizione di decine e decine di atti di nascita, matrimonio, divorzio, morte, “E non è certo un problema che riguarda solo Val di Zoldo” precisa.  La questione legata ai ritardi di registrazione dei cittadini oriundi italo brasiliani si è spostata ora nelle aule del tribunale amministrativo.  “Visto che non esistono solo le pratiche dei brasiliani da gestire si rimane indietro e prima o poi il ricorso arriva, come è appena accaduto a Val di Zoldo con un ricorso al TAR per mancata ottemperanza a una sentenza” ha spiegato nei giorni scorsi il sindaco sui social.

 

Come si legge oggi sul Corriere del Veneto (ed. Treviso) infatti “il ricorso degli avvocati romani Valeria Saitta e Riccardo De Simone contro il Comune di Val di Zoldo ha portato la questione al Tar”. E De Pellegrin, come scrive il quotidiano, ha ammesso: “Dobbiamo semplicemente costituirci, e cercare di chiuderla senza arrivare in giudizio. Abbiamo torto e siamo in ritardo. Se passa questa logica, però, i Comuni dovranno a maggior ragione seguire queste pratiche per evitare che arrivi il ricorso che poi perderebbero”.

“In questi anni il Comune val di Zoldo ha bussato ad ogni porta per segnalare la situazione delle cittadinanze iure sanguinis. Un fenomeno che prima o poi, continuiamo a dirlo, ci scoppierà tra le mani” ha scritto il sindaco sui social. “Siamo andati da tutti. Abbiamo scritto a tutti. Esponendoci personalmente anche a qualche rischio, perché la questione è ‘grossa’. Le possibili implicazioni sono veramente molte, alcuni aspetti possono interessare anche l'ordine pubblico.  Confido che adesso il tema venga veramente affrontato e che ci sia la voglia di sentire i Comuni che il fenomeno lo conoscono a fondo. Prima che sia tardi”. (Gil)

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