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Criminalità albanese e italiana, un sodalizio che non si incrina

Criminalità albanese e italiana, un sodalizio che non si incrina

di Piero Innocenti

Le molteplici interconnessioni criminali tra Italia ed Albania suggeriscono di implementare la collaborazione che già esiste tra i due Paesi tra le forze di polizia con la costituzione, in occasione di approfondimenti investigativi comuni sul narcotraffico, di squadre investigative ma anche con l’autorità giudiziaria albanese ed in particolare con la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana.
Emblematiche a riguardo le operazioni “Shefi”, “Kulmi” e “Shpirti” concluse negli anni passati dalla DIA di Bari con l’esecuzione di ben 118 misure cautelari emesse direttamente dall’autorità giudiziaria. albanese ed il sequestro di circa sei tonnellate tra marijuana, cocaina e hashish. Traffico di stupefacenti, in particolare cocaina, che prosegue senza sosta come testimoniato anche alcuni giorni fa, nella zona dei Castelli Romani, con l’esecuzione di dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti narcos albanesi e italiani e nelle ultime ore con l’arresto, a Perugia, di due narcotrafficanti albanesi con tre kg di cocaina. Compagini che “appaiono molto pericolose e agguerrite” come ha sottolineato per ultimo la DIA (relazione semestrale presentata a settembre 2023) aggiungendo come “tali gruppi costituiscono una vera e propria realtà criminale, sia quali fornitori di materia prima, sia nella veste di corrieri e spacciatori, essendosi radicati in diversi Paesi dell’Europa e avendo instaurato rapporti stabili con i trafficanti di droga in ogni parte del globo”.
Occorre, allora, fare assolutamente ulteriori sforzi per cercare di intaccare le sinergie operative della criminalità. albanese con quella autoctona (già evidenziatesi ai tempi di Hoksa sui traffici di armi, droga e auto rubate) in particolare con quella pugliese e calabrese, tenendo bene in conto che “la rotta adriatica si caratterizza quale punto di snodo per il transito degli stupefacenti dall’Albania non solo verso l’Italia ma in direzione pure del resto d’Europa, favorita dai collegamenti aerei con i Paesi balcanici che si affacciano sull’Adriatico” (rel. DIA cit.).
Ma forse bisognava, anni fa, prestare maggiore attenzione ai primi segnali di allarme che arrivavano dai vertici della Polizia di Stato. Era il 1992 e l’allora Capo della Polizia Prefetto Parisi, dopo la drammatica prima ondata migratoria di albanesi giunti sulle coste pugliesi a bordo di una nave (oltre 20mila persone), parlava di timori per possibili infiltrazioni di malavitosi e sollecitava gli organismi di polizia territoriali ad una attenta vigilanza. Allarmi caduti nel vuoto se pochi anni dopo, nell’aprile del 1997, Alessandro Pansa, allora direttore del Servizio Centrale Operativo, in sede di audizione alla Commissione parlamentare Antimafia, parlava di una mafia albanese che aveva assunto un ruolo notevole sul mercato mondiale degli stupefacenti, in particolare con esportazioni sempre maggiori di marijuana.
Nel 2016 la situazione peggiora ancora con gli albanesi che risultano ( Relazione annuale della Direzione Antimafia e Antiterrorismo) il numero maggiore (223) dei detenuti stranieri ristretti nelle carceri italiane per il traffico di droghe, per il sequestro di persona a scopo di estorsione con 32 detenuti e per il traffico di armi con 18 detenuti , con la ulteriore indicazione del maggior numero di albanesi indagati (521) per i gravi reati ex art.51 coma 3 bis e 3 quater del c.p.p. concentrati, in prevalenza, nel Distretto di Bari, Brescia, Firenze, Milano, Perugia, Torino e Venezia
. Più recentemente, ottobre 2022, è emerso un contesto criminale particolarmente significativo con l’arresto da parte di una Squadra Investigativa Comune istituita dalla Procura della Repubblica di Pordenone e dalla Procura di Tirana di 3 albanesi responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata (operazione “Dream Earnings”). Rispetto alla partecipazione ad associazioni dedite al traffico di droga, nel 2022, le nazionalità con il più alto numero di denunciati risultano quella albanese, marocchina, nigeriana, tunisina (rel. DCSA, 2023). C’è, dunque, ancora un lavoro lungo e difficile che devono svolgere gli organismi di polizia ( l’arresto pochi giorni fa a Istanbul di un boss albanese ricercato anche in Italia per narcotraffico è un buon segnale di collaborazione tra le autorità turche e italiane) contro le ben consolidate organizzazioni criminali albanesi rafforzate al loro interno da legami parentali.

(© 9Colonne - citare la fonte)