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La telenovela in pasto a un Paese in difficoltà

di Salvatore Tropea

Da sempre il polverone è la risorsa alla quale attingono i governi che faticano a realizzare quanto i partiti che ne fanno parte hanno promesso in campagna elettorale. Poco importa quali siano le ragioni. Ciò che conta è svicolare, parlar d’altro, e spesso giocare la carta del vittimismo che consente loro di scaricare la responsabilità dell’inettitudine sull’avversario, brutto e cattivo, che non ha a cuore gli interessi del popolo e non palpita di amor patrio.
Nel suo primo anno di vita il governo di destra guidato da Giorgia Meloni ha fatto largo uso di questa pratica. A turno suoi alleati hanno provveduto generosamente a creare le condizioni per questi straripamenti di comodo. Dalle intemperanze sessuali di Geronimo uno dei tre “nativi” di Ignazio La Russa alla figuraccia internazionale messa in scena a Cutro, dai guai finanziari della Santanchè alla foto scattata da mano ignota alla magistrata di Catania rea di avere emesso una sentenza che sconfessava il decreto Cutro, è stato un succedersi di incidenti che hanno fornito argomenti utili a dirottare l’attenzione dei giornali e delle tivvù dei problemi reali del Paese. In tutto questo l’inadeguatezza della sanità pubblica, le carenze delle strutture e del personale scolastico, il drammatico scivolamento di migliaia di lavoratori verso la soglia della povertà e altro ancora sono passati in second’ordine. Con qualche fastidio ma, tutto sommato, con la possibilità per Giorgia di pensare che “Oportet ut scandala eveniant”, trascurando la seconda parte del monito del vangelo di Matteo, quella che avverte “ma guai all’uomo per colpa del quale lo scandalo avviene”.
Fino a quando non si è trovata lei nei panni della protagonista in quel fumettone sulla fine del rapporto con Andrea Giambruno, un soggetto da bar di periferia, suo compagno per nove anni, infine liquidato via social come in un gioco a quiz con un perentorio “per lui la corsa finisce qui”. Con sollievo dei suoi alleati adesso si parla di lei, costretta a rifugiarsi nel vittimismo e lamentare una “cattiveria mai vista”, supportata dalla sorella Arianna, che può baldanzosamente affermare “così ci fate prendere più voti”. Come dire ancora una volta “Oportet ut scandala eveniant”.
Che poi la buccia di banana sia stata posata a bella posta sul cammino di “Giorgia, madre, e cristiana” da qualcuno non proprio estraneo al suo governo, sospetto non del tutto infondato, non potrà che arricchire la telenovela Maloni-Giambruno. Perché ancora una volta si parlerà d’altro. A meno che l’opposizione, con un lampo di saggezza, non riesca a far uscire dal bunker del suo autoisolamento la presidenza riconducendola sul terreno dei problemi del paese. Ma questo si vedrà soltanto nei prossimi giorni quando si sarà diradato il polverone.

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