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Viaggi delle radici: il contributo degli italici nel mondo

Viaggi delle radici: il contributo degli italici nel mondo

“In un’epoca di globalizzazione e di cambiamento come la nostra, non possiamo rimanere legati ad un’idea di appartenenza che si caratterizza solo per cittadinanza, dobbiamo tener conto di altri elementi distintivi: primo fra tutti una caratterizzazione dal punto di vista culturale”. Lo ha detto a 9colonne il professor Riccardo Giumelli, sociologo della comunicazione e docente universitario, che da tempo si occupa della questione degli italici, tutti coloro i quali hanno un legame con la cultura italiana, spinti da un forte senso di appartenenza alle tradizioni, ai costumi, al “vivere all’italiana”. In larga parte italo discendenti, ma non solo, gli italici sono la conseguenza delle grandi migrazioni che da sempre contraddistinguono il nostro Paese. Una stima di 250 milioni di italici sparsi in tutto il mondo che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’Italia, in particolare a quello locale. Tante sono le opportunità di crescita e il turismo delle radici ne è un esempio con chi, per i motivi più vari, non risiede oggi nel territorio d’origine della propria famiglia ma che sente il bisogno di rafforzare le proprie radici rientrando in Italia, appunto, o contribuendo allo sviluppo economico del paese di partenza. “Chi ha mantenuto un certo ricordo è relativamente più facile da convincere dell’importanza del turismo delle radici – sottolinea Giumelli -più difficile è farlo con le generazioni più giovani, visto il problema comunicativo: la campagna di comunicazione deve sembrare vantaggiosa ai ragazzi, alle giovani generazioni, in un’ottica in cui scoprire l’Italia vuol dire scoprire sé stessi”.

Una finestra di opportunità, dunque, ma soprattutto di sfide. I rapporti umani, alla base di un sentimento tanto forte come l’appartenenza a una comunità, sono fondamentali, ma in una dimensione globale come quella degli italici, dei giovani italici nello specifico, ancora più importante è trovare il mezzo adatto con cui comunicare. Quale mezzo migliore della comunicazione digitale? Tante sono le iniziative in rete: Italicos, il social network dedicato agli italici creato con il contributo del professor Giumelli, oggi ha superato i 150mila iscritti e si rivolge proprio a quanti vogliano raccontare il proprio essere italici, condividere le proprie tradizioni in un’ottica di integrazione con il nuovo paese di residenza. Una dimensione glocale appunto, in cui globale e locale si intrecciano e si arricchiscono a vicenda. Di più recente creazione, sull’onda dello stesso sentimento di appartenenza è maturato il progetto di Italica Global Community, uno spazio digitale interamente dedicato allo scambio di opinioni, professionali e personali, sulle passioni e sul business italico, in particolar modo. La necessità è sempre la stessa, unire anche chi, senza avere alcun legame di sangue con l’Italia, vuole far parte della comunità italica.

“È fondamentale capire a chi ci stiamo rivolgendo e soprattutto cosa comunicare – continua Giumelli – attenzione a non scadere nel banale”. La novità, dunque, sembra essere la chiave per una strategia di comunicazione efficiente, in questo il ruolo degli influencer può essere fondamentale, soprattutto quando si parla di giovani. Per essere interessanti dal punto di vista comunicativo il testimonial giusto può essere il primo passo, ma bisogna sapersi raccontare, saper presentare la propria storia con intelligenza e delicatezza. “L’influencer sui social va benissimo -conclude Giumelli – meglio ancora se si tratta di testimonial di prestigio: Robert De Niro, Francis Ford Coppola. Ciò che conta, però, è far comprendere il nostro messaggio”. (Cad - 15 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)