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UMBERTO ECO, COGLIERE MIKE
NEL SEGNO

UMBERTO ECO, COGLIERE MIKE <br>NEL SEGNO

Questa pagina ha senso unicamente perché i segni grafici godono di un consenso unanime, seppure arbitrario, in cui ogni lingua deve immergersi per sentire il gusto del proprio linguaggio. Semiologo è colui che studia i segni. In Italia ce ne sono tanti, sia di semiologi che di segni (intesi anche come segnali d’allarme), ma solo uno è scritto in grassetto: Umberto Eco.
1954 - Laurea in Philosophy at the University of Torino.
1961 - Libero Docente in Aesthetics.
1975 - Ordinario di Semiotica at the University of Bologna.
1985 - Doctor Honoris Causa, Katolieke Universiteit, Leuven.
1986 - Doctor Honoris Causa, Odense University, Danmark.
1987 - Doctor Honoris Causa, Loyola University, Chicago.
1987 - Doctor Honoris Causa, State University of New York.
1987 - Doctor Honoris Causa, Royal College of Arts, London.
1988 - Doctor Honoris Causa, Brown University.
1989 - Doctor Honoris Causa, Université de Paris, Sorbonne Nouvelle.
1989 - Doctor Honoris Causa, Université de Liège.
1990 - Doctor Honoris Causa, University of Sofia.
1990 - Doctor Honoris Causa, University of Glasgow.
1990 - Doctor Honoris Causa, Universidad Complutense de Madrid.
1992 - Doctor Honoris Causa, Kent University, Canterbury
1993 - Doctor Honoris Causa, Indiana University.
1994 - Doctor Honoris Causa, University of Tel-Aviv.
1994 - Doctor Honoris Causa, University of Buenos Aires
1995 - Doctor Honoris Causa, University of Athens
1995 - Doctor Honoris Causa, Laurentian University at Sudbury (Ontario)
1996 - Doctor Honoris Causa, Academy of Fine Arts, Warsaw
1996 - Doctor Honoris Causa, University Ovidius, Constanta.
1996 - Doctor Honoris Causa, University of Santa Clara (California)
1996 - Doctor Honoris Causa, University of Tartu
1997 - Doctor Honoris Causa, Université de Grenoble
1997 - Doctor Honoris Causa, Universidad de Castilla-La Mancha.
1998 - Doctor Honoris Causa, Lomonosov University of Moscow.
1998 - Doctor Honoris Causa, Freie Universität, Berlin.
2000 - Doctor Honoris Causa, Université du Quebec, Montreal
2001 - Doctor Honoris Causa, Open University
2002 - Doctor Honoris Causa, Rutgers University
2002 - Doctor Honoris Causa, University of Jerusalem
2002 - Doctor Honoris Causa, Università di Siena
2004 - Doctor Honoris Causa, Université de Franche-Comté, Besançon
2005 - UCLA Medal
2005 - Doctor Honoris Causa Università Mediterranea, Reggio Calabria
2007 - Doctor Honoris Causa, Univerza v Ljubljani
2008 - Doctor Honoris Causa, University of Uppsala
2009 - Doctor Honoris Causa Pontifical Institute, Toronto.
2010 - Doctor Honoris Causa Universidad de Sevilla
2010 - Doctor Honoris Causa Paris II
Anche l’elenco appena scorso è un inventario di segni che messi insieme nel loro impilamento accademico imbarazzano sia per la qualità che per la quantità. Per la quantità Eco stupisce sempre, basta passare in rassegna gli ambiti nei quali ha spaziato: la Rai, il Gruppo ’63, l’interesse per il Medioevo, per la Filosofia, la Linguistica. Il grande pubblico però lo riconosce specialmente quando presenta un romanzo, notissimo, “Il nome della Rosa”, suo debutto letterario del 1980, che Sean Connery porterà al cinema sei anni dopo. Un vero e proprio oggetto di culto narrativo, orecchiato anche da chi non l’ha mai letto (che poi è la riprova d’essere diventato un mito nazionale: dici “Eco” e senti “Il nome della rosa”, “…della rosa”, “…la rosa”…). In questi giorni, 33 cristici anni dopo, esce un suo nuovo libro di saggistica: “Storia delle terre e dei luoghi leggendari”, Bompiani, che da Omero alla fantascienza, racconta i luoghi immaginari costruiti dagli uomini nel corso della storia. L’alto e il basso, l’apocalittico ed il suo contrario (l’integrato), il mistero, l’intrigo, le isole del giorno prima, sono la sua poetica, ricca e strana, densa di pensiero, del tutto novecentesca. Eco è un moderno che guarda al postmoderno, che ha tutti gli strumenti del primo per maneggiare il secondo (si fa ritrarre spesso nel suo studio, gonfio di libri e di dizionari cartacei, sostanzialmente spariti dalle case degli italiani con l’avvento di Google. Al contempo se digiti nel noto motore di ricerca le tre lettere “Il n” già ti suggerisce “Il nome della rosa”). Non è un caso che, dall’alto della sua erudizione, si chinò fin sul piccolo schermo tanti anni fa, quando la cosa era inusuale, e gli uscì il saggio: “Fenomenologia di Mike Bongiorno” (1961). Non ci fu molto incenso in quel lavoro: “Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti”. La profezia insita in questo passo - dove Mike è puro pretesto fenomenologico - del potere annientante che la tv saprà esercitare sull’attività critica dell’uomo annichilito - più che intrattenuto - dal cubo catodico, è acutissima. Peccato non averla colta nella sua morale. Si racconta che sulle prime Bongiorno ci rimase malissimo, che se ne portasse copia in studio. Poi trovò modo di vendicarsi, in un’intervista rilasciata a Vincenzo Mollica, che gli aveva chiesto se provasse rancore verso Eco: “Anzi, pensa che - purtroppo per lui - quando parlano di Umberto Eco, invece di parlare dei suoi libri parlano della "Fenomenologia di Mike Bongiorno" e questo a un autore come lui di fama mondiale non credo faccia molto piacere… una cosa che ha dedicato a un personaggio 'effimero'”. In questo uno pari palla al centro, per usare il gergo calcistico, si intuisce che Mike non aveva mai capito fino in fondo quel saggio, e che la permalosità rende un po’ miopi. Allegria sarebbe correggere quelle ultime righe: “Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti”. E’ ora di alzarsi dalla poltrona.

Valerio de Filippis






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