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direttore Paolo Pagliaro

VASCO ROSSI, IL PRIMO
GRILLINO DEL MONDO

VASCO ROSSI, IL PRIMO </br> GRILLINO DEL MONDO

Prendiamo di petto questo Vasco Rossi. Era il re del palco, le ragazzine, i ragazzini, le donne, gli uomini con gli orecchini, coi capelli lunghi, senza capelli (tuttavia raccolti in una coda), riempivano gli stadi, folle di fedeltà rock urlanti e felici. Erano altri anni, gli Ottanta, i Novanta soprattutto. Oggi invece Vasco è diventato un’altra cosa, ad un certo punto si dimette da rock star, anticipando persino il gesto di Papa Benedetto XVI, se il paragone non pare effimero, ma tant’è: chi mai si dimette da star se non è il pubblico a imporglielo? Il pubblico, al contrario, è stato col fiato sospeso: cos’ha Vasco, quel bricconcello in stivali e giacca di pelle, che ti cantava la rabbia e l’amore? “Oggi sono spento”, punto. Si ricovera più volte, scopre la rete, specialmente due funzioni: la possibilità di auto-filmarsi e quella di postare il video sui social network. Da un’austera stanza di clinica (i giornali parlano di un intero piano riservato al cantante di Zocca, lui in una di queste clip racconta di non essersi propriamente ricoverato, ma che in clinica sta più “comodo”), lancia nell’etere delle autentiche perle di irrazionalità, alcune divertenti, alcune semplicemente svitate, sembra fuori controllo, senza filtro. E’ possibile che persino alla storica manager del Blasco, Tania Sachs, coriacea ed infallibile nel proteggere l’immagine dell’idolo, sia sfuggita di mano la situazione. E’ il bello di internet, anche se sei un semidio, puoi riuscire a svicolare dal protocollo della sorveglianza. La cosa lo elettrizza, e si capisce, forse sperimenta un momento di assurda libertà, fuori dalla trappola della rappresentazione di un mito contemporaneo, e solo allora può provare un’ebbrezza nuova: mostrare la propria fragilità. E’ un momento poetico, suo malgrado. Straniante per i fan, ma poetico. Fan che finalmente, da pochi giorni, possono sapere cosa è successo al loro beniamino: “ho rischiato di morire, il batterio killer che mi aveva aggredito aveva attaccato il miocardio: sono vivo per miracolo ma del resto è la vita stessa a essere un miracolo". Ecco cos’era, un batterio. Quindi il pericolo è scampato tanto che rimanda le dimissioni dal palco e presto i capelloni calvi, le ragazzine di quarant’anni, le nuove leve di fanciulli sognanti d’essere il nuovo Maurizio Solieri (mai dimenticato chitarrista di Vasco), potranno rivederlo in tour. Anche perché, precisa l’autore di “Albachiara”, e finalmente possiamo dire che è tornato: “ho intenzione di morire su un palco, io, mica in un letto d'ospedale". Curioso che Vasco si associ a Johnny Walker, quello del whisky, parlando della malattia che lo ha afflitto: “È la stessa cosa che nell'800 ha ucciso Johnny Walker: si potrebbe dire di tutto e invece, guarda un po', a me e a Johnny Walker ci unisce solo lo streptococco. Lui però è morto, io sono ancora qua: ora per fortuna ci sono gli antibiotici".  Fortuna, davvero: "Negli ultimi tempi ero stanco di tutto, le dimissioni da rockstar erano figlie di questo sentimento. In realtà volevo decostruire, volevo tornare al Vasco Rossi che scrive le canzoni, abbandonare il ruolo della rockstar, che è fatto di gesti e modi di essere, di luci. Volevo tornare ad essere il cantautore che sono. Ho pensato anche al suicidio. Ma non ho visto la luce nella fede, mi ha aiutato l'affetto della mia famiglia, dei fan, mi è stato di conforto Internet".  Un espediente che diventa una dipendenza, quella di stare tutto il giorno connesso con l’iPad. Infine Vasco torna a guardare il presente, attraverso la scaletta dei prossimi concerti: "ho inserito canzoni più dure, di carattere più sociale che ho scritto 20 anni fa e sono incredibilmente ancora d'attualità, tipo ‘C'è chi dice no’, ‘Gli spari sopra’ e ‘Stupendo’. Negli anno Novanta io già sentivo questo clima. Meglio, lo sentiva l'artista che è in me, non io. Sentivo l'arroganza del potere, il disprezzo, la mancanza di serietà da parte di chi fa politica. Le mie canzoni sono metafore, non invito certo a prendere le armi e a fare la rivoluzione, ma sentivo questa rabbia che cresceva e l'indignazione da parte della gente che poi si è dimostrata con lo straordinario successo del Movimento cinque stelle... che adesso sembra quasi esaurito, tutto cambia così in fretta. Anch'io avrei auspicato che si partisse subito per risolvere i problemi, però i Cinque stelle hanno voluto mantenere questa purezza del ‘tutti a casa’, e invece avrei fatto una distinzione tra il Pd e il Pdl, perché non sono mica la stessa cosa. Lo dico da cittadino, non da politico, anche se io da sempre sono radicale, pre-pannelliano, post-pannelliano e pro-boniniano". Senti che fuori piove, senti che bel rumore…

(Valerio Defilippis)

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