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direttore Paolo Pagliaro

Meno Europa?
No, più lealtà

Meno Europa? <br> No, più lealtà

di Paolo Pagliaro

Tra i manifesti elettorali prevalgono quelli che invocano più Italia e meno Europa. Salvini lo dice esplicitamente, Meloni lo fa intendere. L’ idea che occorra  ridimensionare l’Europa o rimodellarla secondo i nostri interessi – che sono poi gli interessi ideologici dei nuovi governanti o quelli economici di qualche corporazione -  corrisponde a un’antica vocazione nazionale, che è quella di voltare le spalle agli alleati.

Luigi Zoja, piscoanalista e saggista, ne parla diffusamente nel suo libro  “Narrare l’Italia” , pubblicato da Bollati Boringhieri. Il tradimento, scrive, è quel mito fondante che ci portò a fine Ottocento a rinnegare la  comunanza storico-culturale con la Francia, quando si ritenne più conveniente far parte della Triplice Alleanza. Poi, nel 1915 ci indusse ad abbandonare  l’alleanza con Germania e Austria per riabbracciare francesi e inglesi. Quasi contemporaneamente, con la grande guerra e gli anni venti, Mussolini tradiva gli ideali socialisti da lui declamati, per schierarsi con l’estrema destra nella politica interna. Dopo un parziale riavvicinamento, negli anni trenta, l’Italia fascista voltò ancora le spalle alla Gran Bretagna e soprattutto alla Francia: prima con la guerra d’Etiopia, poi alleandosi con i nazisti. Infine nel 1943, quando di nuovo i calcoli lo davano per conveniente, Roma ricusò il patto  con Berlino. 

In seguito l’Italia partecipò  a un riscatto condiviso da tutto il continente, e questo le permise di  diventare un membro fondatore dell’ Unione Europea.

Ora– nel nostro rapporto con l’Europa - da quasi tre quarti di secolo siamo leali.  E’ un fatto inedito e positivo, un’ altra eredità del ’45 da non disperdere.   

 

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