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TORINO, SCATTA DIVIETO
DI FUMO ALL’APERTO

TORINO, SCATTA DIVIETO <BR> DI FUMO ALL’APERTO

"La Torino sabauda, riservata e intima, da oggi si avvicina un po' di più all'obiettivo di diventare una città smoke free”. Si intitola “L’ultima sigaretta di Torino” l’articolo che La Stampa dedica al nuovo divieto di fumare all'aperto annunciato nel capoluogo piemontese. Sarà infatti vietato accendere una sigaretta o swapare a una distanza inferiore a 5 metri da chi ci sta intorno. A meno che non ci sia un esplicito consenso da parte sua. Lo stop scatterà quindi alla fermata del bus, intorno ai tavolini di un dehors (dove spesso il nostro vicino è un incallito fumatore che ci manda di traverso l'aperitivo), nelle manifestazioni e nei parchi, se ci saranno persone vicine a noi. Uno scatto in avanti anche nella città della Mole che è stato sancito ieri in consiglio comunale, con l'approvazione di una delibera che modifica il Regolamento di polizia urbana. Chi sgarra - e qui si aprirà il dibattito su come garantire i controlli - rischia una multa di 100 euro. In altre città d'Italia lo stop è già realtà, come a Milano, dove la norma è stata introdotta nel 2021. Il cambio di passo è prima di tutto culturale e non è un caso che poco tempo fa lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci abbia annunciato di voler definire un provvedimento analogo, estendendo le limitazioni al fumo anche nei luoghi all'aperto. Oggi però una norma nazionale ancora non esiste, e allora ciascuna municipalità procede in ordine sparso. A Torino la proposta di delibera, approvata quasi all'unanimità, è stata avanzata da Silvio Viale, “istrionico” capogruppo di +Europa e Radicali. Fra un paio di settimane il divieto entrerà in vigore, dopo la pubblicazione su albo pretorio. “Può essere considerata una misura sanitaria, ma è soprattutto una questione di rispetto dei non fumatori e di buona educazione – spiega Viale a La Stampa -. Se fumo, mi sposto”. “In caso di esplicito consenso da parte di tutti i presenti, il fumo collettivo sarà ancora possibile” precisa il quotidiano. E a chi avanza dubbi sulla difficoltà a garantire il rispetto del divieto, lo stesso Viale dice: “Anche per chi passa con il semaforo rosso spesso non ci sono controlli, ma questa norma dà un indirizzo culturale ben preciso”.  (16 apr - red)

 

 

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