Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Salviamo la sanità pubblica
prima che sia troppo tardi

di Serafino Zucchelli*

Raffaele Donini, assessore regionale della Sanità Emilia Romagna, propone al Governo Centrale di investire nel sistema sanitario nazionale  5 miliardi l’anno dal 2022 al 2027 per raggiungere il livello del 7,5% del PIL al posto del 6,1% del PIL nel 2025 previsto dall’esecutivo. Sono certo che i medici italiani siano convinti, e spero che lo siano anche i cittadini responsabili, che l’istituzione del SSN, avvenuta nel dicembre del 1978, sia uno dei punti più qualificanti del welfare nazionale.  Tutti i cittadini giovani e vecchi, occupati o disoccupati, ricchi e poveri hanno diritto alla tutela della salute sul territorio e in ospedale.

Nei 43 anni di vita lo Stato e le Regioni (vi dedicano circa l’80% del loro bilancio) hanno avuto questo compito che hanno onorato con risultati diversi. Il recente triennio (2020/21/22) di pandemia del covid ne ha mostrato l’impegno. 

Negli ultimi 20 anni le difficoltà di sviluppo dell’economia italiana, rispetto a quella degli Stati Europei più importanti, hanno progressivamente ridotto il finanziamento del SSN che, secondo l’attuale Esecutivo, si attesterà nel 2025 al 6,1% del PIL contro l’8/9% di Germania, Francia e Gran Bretagna (nel 2020 la spesa pubblica pro capite in dollari è stata: Germania 6.939, Francia 5.468, Regno Unito 5019, Italia 3.747). 

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: 

  1. Riduzione del numero degli ospedali ( - 250 ); 
  2. Riduzione del numero dei letti disponibili ( - 65 mila ); 
  3. I medici se ne vanno dal SSN e dal nostro Paese  ( circa 1000 l’anno); Il 56% di loro ha più di 55 anni; sono retribuiti circa come 25 anni fa (in Germania, Francia e Gran Bretagna hanno il 60/70% in più); carriera quasi impossibile per il colpevole ed errato rapporto con le Facoltà di Medicina. 
  4. Mancano 165 mila infermieri. 

Gli effetti sono evidenti: 

  1. Calano le prestazioni ospedaliere. Si si riducono gli interventi chirurgici più importanti per esempio sui tumori (la norma li prevede entro 30 giorni nel 90% dei casi), tumori della prostata (Piemonte 40%, Umbria 18%). crescono le liste di attesa per visite ed esami: 230 milioni nel 2019, 194 milioni nel 2021. 
  2. Calano le prestazioni territoriali.  
  3. Le amministrazioni ricorrono alle “cooperative di sanitari” più impreparati e più costose e alla medicina convenzionata. 
  4. I cittadini ricorrono alla medicina privata nelle sue varie presentazioni: oggi 20 milioni di cittadini hanno coperture aggiuntive: Il sintetico riassunto degli ultimi 20 anni dimostra un grave impoverimento dell’offerta della Sanità Pubblica a vantaggio di una Sanità Privata scarsamente efficace. Una medicina sempre più povera soprattutto per i più deboli. E tutto questo accade di fronte ad esigenze crescenti legate all’invecchiamento della popolazione e all’elevato costo dei nuovi farmaci e nuove tecnologie. La richiesta dell’assessore Donini è certo opportuna ma non sufficiente. L’istituzione del SSN nel 1978 fu il frutto di anni di studio e azione politica di gran parte del Paese. Le associazioni dei medici ospedalieri, i sindacati generali, i partiti  erano concordi nel raggiungere questo risultato. Per contrastare l’attuale situazione è indispensabile l’opera di tutti: i sindacati medici che già hanno dichiarato le loro decisioni di lotta, i sindacati generali che devono abbandonare il welfare sanitario aziendale, e i partiti che non possono assistere alla distruzione dei diritti dei cittadini
    Inflazione, svuotamento del PNRR, bassi stipendi, perdita dei diritti non possono essere tollerati. Bisogna reagire, combattere, fare politica. Questo deve accadere in un Paese democratico. Questo è il compito di tutti. 

*Medico, sottosegretario alla Salute nel governo Prodi II  


(© 9Colonne - citare la fonte)