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direttore Paolo Pagliaro

Sicurezza, Gabrielli su ruolo del Viminale e rapporti tra Polizia e politica

Rompendo la consegna del silenzio che si era autoimposto, il sottosegretario Franco Gabrielli, autorità delegata alla sicurezza, torna sul tema che molte discussioni aveva suscitato due settimane fa, e cioè il ruolo del ministro dell’Interno, come “unica autorità nazionale di pubblica sicurezza del Paese”. Ruolo che Gabrielli ha voluto ribadire ieri sera in un luogo a lui familiare, il Circolo dei Funzionari di Polizia dove era in programma la presentazione del libro “Investigare 4.0”, curato dal vice capo della Polizia prefetto Vittorio Rizzi e dalla docente di psicologia giuridica e forense Anna Maria Giannini. “La Polizia – ha detto Gabrielli - è un pezzo importante del nostro Paese ma non è il tutto. Nella mia visione, le diverse Forze di Polizia, ciascuna con i propri compiti, si raccolgono necessariamente nel Dipartimento che è lo strumento attraverso il quale il ministro dell’Interno, unica autorità nazionale in materia, governa l’amministrazione della pubblica sicurezza”.

Nel corso del suo intervento, Gabrielli ha affrontato numerose altre questioni di attualità. Riprendendo l’ intervento del direttore dell’Agenzia 9colonne Paolo Pagliaro, tra gli autori del volume con il capitolo sul giornalismo investigativo, il sottosegretario ha osservato che: “non è solo il giornalismo ad avere una dipendenza a volte innaturale con il potere”, ma “talvolta questa relazione distorta riguarda gli apparati dello Stato, mentre io sono convinto che gli apparati debbano sì essere necessariamente governati da chi in nome del popolo governa il Paese, ma salvaguardando la propria autonomia e senza eccessi di servilismo, D’altra parte io ho reso il mio servizio in un’amministrazione che ha come motto ‘sub lege libertas’”.

Gabrielli ha dedicato l’ultima parte del suo intervento al ventennale dei drammatici fatti di Genova in occasione del G8. “Non so se sia stata una cosa causale ma oggi è il 21 di luglio e il 21 luglio da vent’anni anni portiamo un peso enorme, un fardello insopportabile, un qualcosa con il quale ogni volta ci misuriamo per provare a segnare la distinzione che c’è tra noi e quelli di allora, per dirci che ora siamo diversi. Ma non è così: noi non siamo diversi e non siamo migliori. Siamo una comunità di donne e di uomini che crede semplicemente di essere al servizio del Paese. Una comunità di uomini e di donne che sbaglia e che sa anche riconoscere i propri errori, ma sa anche di essere un presidio di legalità irrinunciabile per il Paese, una comunità che con le sua esperienza, la fatica, il profondo senso del dovere fa grande questa Amministrazione, fa grande il sistema di sicurezza e in definita fa grande il Paese”. (22 lug - sab)

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