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Mirella Freni,
l’ultima
primadonna

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Mirella Freni, <br>l’ultima <br>primadonna

Mirella Freni, l’ultima primadonna

 L’ultima delle prime donne, l’erede di Callas e Tebaldi, per la sua Modena più semplicemente “la Mirella”, senza bisogno d’altro. Mirella Fregni – che più tardi eliminò la “g” dal suo cognome – è stata forse il più grande soprano italiano del dopoguerra, con un destino che già si faceva sentire prima ancora che lei venisse al mondo. Nata a Modena il 27 febbraio 1935, la madre Gianna quasi la da alla luce sulle scale del Teatro Storchi, dove viene colta dalle doglie mentre assiste alla prima de “I pescatori di Perle” di Bizet. Mirella viene allattata nel baliato della Manifattura Tabacchi, presso il quale la madre lavorava come dattilografa, insieme ad un altro grande della musica lirica: il tenore Luciano Pavarotti, di 8 mesi più giovane. “Siamo nati non solo nella stessa città, ma anche nello stesso anno. A volte lo guardo e capisco chi ha preso tutto il latte!”, scherzerà su di lui. Con Pavarotti, il sodalizio resta per tutta la vita: “Senza la profonda amicizia che legava tutti loro e lo scambio continuo di idee, consigli, aiuto, le loro carriere sarebbero state sicuramente diverse”, commenterà la figlia. La non certo agiata condizione familiare non impedisce alla giovane Mirella di coltivare la sua grande passione fin da bambina: già a 10 anni dimostra il suo talento, cantando “Un bel dì vedremo”, aria della Madama Butterfly di Giacomo Puccini, in un concorso radiofonico.

Nonostante il precoce exploit, il maestro continua a farla studiare duramente negli anni successivi, raccomandandole di accantonare le performance e concentrarsi di più sulla tecnica attraverso scale ed esercizi. “Una voce giovane è come un giovane albero: non riesce a crescere dritta se ci metti un peso sopra – dichiarò Freni a Opera News nel 1990 – Una carriera ha bisogno di tempo ma è difficile coltivarla quando il mondo va veloce e tu cerchi di vivere in armonia”. Il debutto da professionista avviene all’età di 19 anni, nel 1955, presso il Teatro Comunale di Modena, con l’interpretazione del personaggio di Micaela nella Carmen di Bizet. Il successo è subito clamoroso e in breve tempo si moltiplicano le offerte di lavoro in varie compagnie teatrali. Mirella decide però di fermarsi e sposare il suo insegnante di canto, Leone Magiera, con cui avrà una figlia, che chiamerà proprio Micaela. Il ritorno alle scene avviene nel 1957, a Modena, con l’esordio nella parte che la consacra: quella di Mimì ne La Bohème di Giacomo Puccini, ruolo con il quale è spesso stata identificata. Interprete dalla grande espressività e dotata di una voce purissima, dal timbro caldo, la Freni interpreta ruoli per soprano lirico nelle opere di Mozart, Donizetti, Mascagni, fino alla Nannetta del Falstaff di Verdi, che, a 26 anni, segna la sua fortuna al Teatro alla Scala di Milano.

 

È l’inizio della sua intensa presenza sulla scena del celebre teatro milanese, presso il quale si contano di lei otto inaugurazioni e un pacchetto di titoli di straordinaria rilevanza eseguiti, nelle parti primarie, dal 1962 alle soglie del terzo millennio: dopo Falstaff, Serse, Carmen, Elisir d’Amore, Faust, Turandot, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, L’amico Fritz, Manon (di Massenet), La Figlia del Reggimento, Otello, Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Evgenij Onegin, Adriana Lecouvreur, La dama di picche, Fedora. Tra tutti spicca la Bohème che, firmata da Karajan e Zeffirelli alla Scala nel 1964, consacra la Freni come la maggiore interprete mondiale di Mimì nella seconda metà del Novecento. Con il palco riempito di fiori e una schiera di recensioni adoranti, Mirella riprende il ruolo anche per il suo debutto al New York’s Metropolitan Opera dell’anno successivo. Con la Desdemona dell’Otello verdiano (1970), diretto ancora da Herbert von Karajan e portato al Festival di Salisburgo, si apre una seconda fase per la carriera di Mirella Freni. È il passaggio ai personaggi di alta statura nella dimensione vocale e nelle valenze drammatiche. La Freni li porta in scena senza mai cedere al divismo, pur avendo conosciuto le più grandi personalità della musica operistica del tempo e aver animato i maggiori teatri, da Londra e Parigi, da Madrid e Buenos Aires, fino a Mosca e Tokyo. Sempre sotto la direzione di Karajan, a partire dagli anni ’70 la Freni interpreta molte donne verdiane, dalla Desdemona dell’Otello, a Elisabetta di Valois del Don Carlo, fino all’Aida. Nel 1976, interpreta la Madama Butterfly di Puccini insieme a Placido Domingo, nella versione cinematografica per la regia di Jean-Pierre Ponnelle.

Sul percorso luminoso di Mirella Freni, anche una brutta serata scaligera, nel ’64, quando viene fischiata durante La Traviata. “Era tutto organizzato, c'erano le bande – commenterà lei, che interpretava l’inusuale ruolo di Violetta – Ma intanto io sono ancora qui”. Dopo la separazione dal maestro Magiera, la Freni sposa nel 1981 il basso Nicolai Ghiaurov, con il quale fonda il Centro Universale di Bel Canto a Vignola. Nel 1990 pubblica le sue memorie, Mio Caro Teatro. Nello stesso anno riceve l’ordine Cavaliere della Grande Croce della Repubblica Italiana. “Noi cantanti siamo come i pugili: abbiamo anche noi le nostre categoria – disse la Freni in un’intervista nel 1994 – Se esci dalla tua categoria, sei nei guai. Io sono un peso piuma e sono soddisfatta della lunga carriera da campione che ho avuto. Ma se provo a passare fra i pesi massimi, verrò sicuramente messa ko. E sarà tutto finito”. Durante la sua vita, Mirella continua a mantenere quella voce che ne aveva segnato la fortuna, attraverso un’assidua attività di pratica e costanti esercizi. “Le persone mi chiedono sempre qual è il mio segreto – dirà nel 1990 al Los Angeles Times – La verità è che amo e rispetto il mio strumento”. Dopo essersi ritirata dalle scene, ha continuato a vivere fra Modena, sua città natale, e Milano, dove insegnava ai giovani aspiranti cantanti, fino alla morte, il 9 febbraio 2020. “Non voglio che le vere emozioni vadano perdute – disse al Times nel 2002 – Senza di esse, è solo matematica”. (mag)

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