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Manuela Kustermann, la signora del teatro sperimentale

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Manuela Kustermann, la signora del teatro sperimentale

Una vita per il teatro, un lavoro e una passione condivisi con Giancarlo Nanni, un impegno che ha dato vita all'esperienza del Teatro Vascello: da quando Nanni non c'è più, dal gennaio del 2010, Manuela Kustermann si trova da sola alla guida di quello straordinario laboratorio di sperimentazione e innovazione che il Vascello, sito nel quartiere romano di Monteverde, rappresenta: insieme - uniti da un profondo sodalizio privato oltre che artistico - a partire dal 1989 l'hanno fatto “navigare” anche attraverso acque molto agitate. E la sfida, per Manuela Kustermann, continua: “In effetti si tratta proprio di una sfida - racconta l'attrice che ha esordito nel 1963 interpretando il ruolo di Ofelia nell'Amleto diretto da Carmelo Bene - e non dovrebbe esserlo più. Il teatro dovrebbe essere un'attività più sicura, più stabile, invece chi fa questo lavoro è sempre in bilico tra continuare o chiudere, si gioca tutto sulla pelle di noi poveri teatranti”. “Quello che ci spinge ad andare avanti - spiega la Kustermann - è la passione inesauribile per questo nostro mestiere, necessario ma sempre bistrattato. La cultura - sottolinea - è maltrattata e non dovrebbe essere così, altrimenti il nostro Paese si andrà sempre più impoverendo”. La sfida, racconta la direttrice del Vascello, è quella di riempire ogni sera il teatro, abbinando sapientemente proposte più “difficili” ad altre che vanno maggiormente incontro al pubblico, ma sempre all'insegna della qualità, come gli spettacoli di Antonio Rezza, “che - spiega la Kustermann - è un fenomeno per cui il teatro si riempie ogni sera”. Di recente al Vascello è andato in scena il “Pilade” di Pier Paolo Pasolini, “un progetto - spiega la Kustermann - voluto fortemente da Nanni, una delle sue ultime volontà a cui io ho aderito”. Un autore come Pasolini, poi, non potrebbe meglio rappresentare la cifra del Vascello, la cui attenzione è da sempre rivolta al teatro della contemporaneità o a dei classici che hanno attinenza con essa "e chi più di Pasolini - sottolinea la direttrice del teatro - è ancora un nostro contemporaneo?". In linea con la storia del Vascello, poi, l'attenzione data anche quest'anno ai giovani talenti, con una vera e propria stagione parallela a quella principale allestita nella Sala Studio. Un'attenzione che è stata sempre viva in Giancarlo Nanni: "Con lui ci siamo conosciuti mentre io facevo Ofelia - così la Kustermann ricorda il loro incontro -. Lui era un pittore, venne a chiedermi di fare un happening con Sylvano Bussotti. Mi fece una corte molto assidua - racconta -, me lo trovavo sempre davanti al teatro. Non so quante volte abbia visto quello spettacolo". Da allora ha inizio un percorso di vita comune, sia umano che artistico: "Siamo stati - racconta la Kustermann - tra i protagonisti di quella che il critico Giuseppe Bartolucci ha chiamato la scuola teatrale romana, anche se nello stesso tempo abbiamo sempre avuto una vocazione internazionale”. Giancarlo Nanni, racconta ancora la Kustermann, portava nel teatro la sua esperienza di pittore (non è casuale che la sua prima esperienza di regia teatrale sia stata, nel 1968, “26 opinioni su Marcel Duchamp") "mentre io partivo da quello che avevo recepito da Carmelo Bene, non avendo fatto nessuna accademia. Eravamo partecipi di un clima di grande fermento culturale, dove tutte le arti sono come 'esplose'”. Insieme fondarono il Teatro La Fede, a via Portuense, dove attorno a Nanni e alla Kustermann si formò un gruppo di lavoro che spaziava fra teatro, cinema, danza e musica. Nel 1989 acquistarono e restaurarono il cinema Vascello trasformandolo in uno dei teatri più belli e moderni di Roma. Ma chi era Giancarlo Nanni? “Si è potuto vedere quello che ha lasciato Giancarlo - spiega la Kustermann - dall'affluenza eccezionale che si è registrata sia alla camera ardente allestita al Vascello che ai funerali, svoltisi nella chiesa degli artisti a piazza del Popolo, con metà della piazza strapiena di gente. Era la testimonianza più evidente della grande apertura di Giancarlo verso gli altri, della sua grande capacità di dialogo con tutti, soprattutto con i giovani”. Nello stesso tempo, però, tiene a precisare la Kustermann, “era una persona invisa a molti perché non le mandava a dire, un aspetto del suo carattere che gli derivava in parte anche dal fatto di essere greco (Nanni era nato a Rodi nel 1941, ndr), non era corruttibile e non sopportava i corrotti. Nanni era una persona - ricorda Manuela Kustermann - che ha vissuto sempre per il teatro, a volte anche in maniera drammatica: gli ultimi 20 anni di vita li ha passati cercando di pagare i debiti del Vascello, spesso non dormendo la notte. Forse questa preoccupazione è stata tra le cause della sua malattia e non lo perdono a tutti i politici che non hanno aiutato e non aiutano il teatro. Mi batterò comunque - assicura - affinché il Vascello non affondi, ma continui a navigare". Manuela Kustermann racconta di essere piuttosto schiva come donna pubblica, anche se, spiega, “con la malattia e poi con la perdita di Nanni mi sono dovuta esporre di più, personalmente però mi considero sempre un'attrice e non altro. Il ruolo attivo di direzione artistica è un ruolo che devo sentire ancora completamente mio. Spero di essere all'altezza” afferma con molta umiltà, sottolineando che non è facile, perché "ci sono ancora poche donne alla direzione dei teatri" e perché deve combinare questo ruolo con la sua carriera di attrice. "Sono ottimista nonostante tutto - afferma -, certa che è il teatro stesso a darmi la forza, non è una missione ma è come se lo fosse". Infine, Manuela Kustermann rivolge un augurio a tutte le donne del nostro Paese: “Vorrei che avessero più visibilità, anche perché quando sono ai posti di comando hanno una marcia in più - sostiene -. Inoltre esiste una solidarietà femminile che è molto forte ed è comune e trasversale. Alle giovani donne posso dire di cercare di raggiungere più posti di potere e di prestigio possibile. Solo così - conclude la direttrice del teatro Vascello - il nostro Paese può migliorare”.  

(© 9Colonne - citare la fonte)